Storia della Robotica

La storia della robotica è molto lunga e percorrerla significa partire da molto lontano, quando già agli albori dell’umanità, l’uomo si dimostrava affascinato dall’atto della creazione.

La mitologia e gli automi


La prima immagine di un robot, dunque di un automa che si affianchi all’uomo nello svolgimento dei lavori più difficili, nasce con la capacità di narrare e presto lascia le sue prime tracce nei poemi omerici. Efesto, dio del fuoco, è il primo personaggio della mitologia a creare macchine semoventi in grado di aiutarlo nella sua fucina nelle viscere dell’Etna. Intorno a lui servi meccanici e tavoli che si muovevano di propria volontà permettevano di forgiare le armature per i suoi simili.

Tra il mito e la storia è Dedalo, padre di Icaro, a cui la mitologia attribuisce la capacità di “infondere” il movimento agli oggetti che creava. Dedalo segna l’origine della lavorazione dei metalli, delle regole dell’architettura e delle prime statue lignee che, secondo la tradizione, muovevano automaticamente occhi, braccia e gambe.

La storia e i robot


Nel IV Secolo a. C., Archita da Taranto, filosofo e matematico della scuola Pitagorica, costruisce una colomba volante di legno che, messa su un albero, era in grado di volare di ramo in ramo. “L’invenzione di Archita è spesso citata come il primo robot della storia e alla luce dei recenti progressi tecnologici, forse potremmo addirittura considerarlo il primo drone, la prima macchina in grado di volo autonomo”, scrive Jimmy Stamp in un articolo sullo Smithsonian.
Secondo quanto narrato da Aulo Gellio, scrittore e giurista romano noto principalmente come autore delle Noctes Atticae (Le Notti Attiche), la macchina di Archita sarebbe stata un automa con propulsione a vapore, ma pochi altri dettagli vengono descritti dalle sue parole.
Secondo i materiali didattici sviluppati dalla NASA, la macchina di Archita sarebbe “uno dei primi dispositivi ad impiegare con successo i principi essenziali di volo del razzo”. Mentre il vapore spingeva l’uccello meccanico, il movimento veniva guidato da fili.

Occorre un salto di diversi secoli per giungere a quello che si ritiene il primo, compiuto progetto di robot umanoide dell’età moderna: esso si deve a Leonardo da Vinci e porta la data del 1495. Per quanto ne sappiamo, il cavaliere meccanico progettato da Leonardo era in grado di compiere movimenti del busto, degli arti, del capo; non siamo in grado di dire se tale idea sia rimasta allo stato di progetto o se essa abbia trovato un’effettiva realizzazione.

Colui che invece realizzò il primo robot funzionante a noi noto fu Jacques de Vaucanson, che nel 1738 fabbricò un androide suonatore di flauto in grado di prodursi in movimenti complessi, altra sua celebre creazione fu l’anatra meccanica, in grado di mangiare e defecare. Tra il 1768 e il 1774 Pierre-Louis Jaquet-Droz e suo figlio Henry costruirono una serie di automi ed oggetti meccanici, oggi visibili al Musée d’Histoire di Neuchatel. Gli automi hanno nomi e mansioni precise:

• Charles: uno scrivano capace di scrivere un testo di 40 lettere, andare a capo, lasciare spazio, intingere la penna nel calamaio
• Henry: un disegnatore che può eseguire quattro diversi schizzi a matita: un bambino con una farfalla, un ritratto di Luigi XV, i profili di Giorgio III e della moglie Charlotte di Mecklenberg e un cagnolino
• Marianne: una giovane intenta a suonare un organetto a canne. È in grado di eseguire cinque melodie differenti seguendo con gli occhi la tastiera. Inoltre “respira” tramite un sistema di mantici che le fa alzare e abbassare il petto, e compie tutta una serie di movimenti del capo che ne accrescono l’effetto di notevole realismo.

Storia Robotica nel ‘900


All’ improvviso una impressionante accelerazione.

Nel 1921, lo scrittore ceco Karel Capeck scrive il romanzo fantapolitico "Rur - Russum's Universal Robots”, in cui per la prima volta compare il termine "robot" che deriva dal vocabolo ceco "robota" il cui significato è "lavoro forzato". Nel romanzo gli uomini costruiscono i robot per usarli nella produzione di beni di consumo ma questi finiscono per ribellarsi e uccidere i loro costruttori.

Nel 1941 lo scrittore Isaac Asimov usa per la prima volta il termine "robotica" e predice l'avvento dei robot nella società.

Nel 1961 la General Motors introduce nelle sue fabbriche il primo robot ad uso industriale.

Nel 1963 viene realizzato il primo braccio artificiale controllato da un computer destinato a sostituire gli arti umani.

Nel 1999 la Sony realizza il cane robot "Aibo" che è in grado di riconoscere i comandi vocali e può manifestare sei stati emotivi.

Nel 2001 la Honda realizza la serie di robot "Asimo" che sono in grado di muoversi autonomamente in ogni genere di ambiente.

Nel 2007 viene presentato il robot "Dexter any bots" che è in grado di apprendere i primi passi come un bambino e di compiere altri movimenti propri della specie umana.

Robotica in Cardiochirurgia


È evidente che l’uomo da sempre abbia manifestato il suo fascino per la creazione e che abbia impegnato le sue capacità per progettare macchine utili a migliorare la qualità della vita. Oggi può apparire ingenuo quel primo inventore che progettò una colomba volante, come se dai suoi sforzi non fosse nato che un giocattolo. In realtà ogni passo della storia ci insegna che i più grandi progressi scientifici giungono da percorsi assai lunghi, costellati di piccoli successi e grandi fallimenti.

Ebbene, se oggi è possibile intervenire su un cuore umano e dare nuova vita ad un paziente, regalandogli anche la possibilità di non portare su di sé i segni estetici evidenti dell’operazione, lo si deve anche a quella colomba a vapore…

Nel 1983 sul Journal Thoracic and Cardiovascular Surgery, il Prof. Carpentier, nel descrivere la sua French Correction sulla valvola mitrale, presentava quella che era la sua visione di una sala operatoria nel 2050.

Nel 1997 lo stesso eseguiva il primo intervento di cardiochirurgia robotica.

Oggi, abbiamo sale operatorie robotiche simili a quelle immaginate da Carpentier. La nostra accelerazione ha anticipato di 30 anni quello che era il possibile futuro. Stiamo viaggiando ad una velocità estremamente elevata che richiede una padronanza assoluta di questa nuova tecnologia senza mai venir meno a quello che rende il medico cruciale nel guarire il nostro paziente, e cioè l’empatia…l’ umanità tout court.

Il dr. Alfonso Agnino è il massimo esperto di Cardiochirurgia Robotica in Italia.

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